(questo è il primo appuntamento con la rubrica Emanuela incontra i MIGLIO… ri, a cura della nostra amica Emanuela Pagan. Tutti i post della rubrica sono raccolti QUI e accessibili dal menu principale selezionando la categoria 1609.34)
Sara Raineri, atleta tesserata per la Daini Carate Brianza, è il pettorale numero uno dell’edizione 2017 del Circuito del Miglio.
Al primo incontro traspare subito la sua dolcezza e simpatia. Prima della gara le si legge la tensione sugli occhi, abbassa leggermente la testa prima del colpo di pistola e poi la sua coda bionda ondeggia veloce lungo il percorso. Solo all’arrivo ritrova quel sorriso trasparente e coinvolgente.
Sara corre con i suoi due figli, un trio di atleti sempre impegnati seriamente nelle gare, ma anche nella vita. Lei, laureata in fisica e insegnante di matematica, ha fatto capire ai figli l’importanza della scuola. L’atletica è una grande palestra in cui crescere, coltivare sogni e raccogliere emozioni.
Sara è stata così gentile da rispondere ad alcune domande sulla sua esperienza di atleta e di partecipante al Circuito del Miglio.
1. Da quanti anni corri?
Mi sono tesserata per la prima volta nel 2013 dopo aver accompagnato più volte i miei figli in giro per la Lombardia a gareggiare. La prima gara che ho corso era una campestre: la Cinque Mulini, edizione 2013, seguita nello stesso anno dal campionato italiano di corsa campestre a Monza. La prima gara in pista è stato il miglio a Voghera il giorno del mio compleanno, 13 aprile, ottimo modo per festeggiarlo!
2. Qual è il motivo che ti ha avvicinato alla corsa?
Correre mi è sempre piaciuto e da piccola avevo partecipato alle gare della scuola con buoni risultati, ma non ero mai stata iscritta a una società sportiva. Ho cominciato ad accompagnare i miei figli negli allenamenti di atletica e a seguirli in gara. Tesserarmi e iniziare a competere è stata una conseguenza naturale.
3. La tua distanza preferita?
Non l’ho ancora capito! Mi piacciono le campestri, ma il richiamo della pista è forte. Non essendo velocissima, trovo più congeniale le gare del mezzofondo. Per ora mi piace gareggiare sui 1500m, ma non escludo i due giri di pista o allungare fino ai 3000m. Il miglio resta la gara del cuore, essendo la mia prima gara in pista e facendo parte del circuito che mi ha avvicinato alle competizioni e mi ha fatto crescere.
4. Perché ti piace la distanza del miglio?
E’ una gara tosta: veloce, ma lunga allo stesso tempo. Del miglio mi piace soprattutto l’ambiente e il clima gioioso del pre e dopo gara.
5. Dai almeno tre motivi per partecipare al circuito del miglio
E’ un circuito dall’ambiente famigliare. Ho avuto la fortuna di incontrare persone speciali e con alcune atlete conosciute nelle corse sono diventata amica. Ho trovato in Fulvio, l’organizzatore, un amico fidato. Molti atleti e allenatori presenti alle gare mi hanno sempre incoraggiato, stimolato e aiutato a migliorarmi.
Il Circuito del Miglio è una grande famiglia: ci si sostiene a vicenda gioendo dei propri risultati, ma soprattutto di quelli altrui. Le gare sono ben organizzate e si svolgono sia in pista sia in strada, accontentando i gusti di tutti i partecipanti.
6. Come hai conciliato la tua passione per l’atletica con il ruolo di mamma?
Per fortuna, io e i miei due figli condividiamo la stessa passione. Molti allenamenti li facciamo nella stessa pista di atletica che rende tutto logisticamente più semplice, oppure mi alleno in pausa pranzo quando loro sono a scuola.
7. Avere due figli che corrono è una grande soddisfazione per una mamma podista. Ti crea più preoccupazione una tua o una loro gara?
Indubbiamente una loro gara.
8. I tuoi figli tifano per te e tu per loro, esiste un segreto per questo coinvolgimento?
E’ bellissimo quando gareggi sentirsi dire: “Forza mamma!”. Loro sono due miei tifosi incalliti. Da sempre alle loro gare, ho tifato per loro e quindi hanno sicuramente imparato da me!
9. Secondo te e nella tua esperienza, perché un bambino si avvicina all’atletica e come si riesce ad appassionare un giovane a questo sport faticoso e poco remunerativo?
Chi si avvicina all’atletica deve amarla e stare bene all’aria aperta.
E’ uno sport sano che insegna la disciplina, la costanza e il sacrificio. Aiuta molto nella crescita di una persona. Inizia sotto forma di gioco con circuiti formati da corsa, salti e lanci che piacciono molto ai bambini. Crescendo il gioco si trasforma in esercizi più strutturati che richiedono anche un impegno mentale.
Ci vuole testa per allenarsi con le varie condizioni climatiche, anche sotto l’acqua, ma servono anche genitori disponibili ed entusiasti a passare le domeniche mattine sui campi di gara, talvolta al freddo e sporcandosi le scarpe con il fango. Bisogna avere anche la fortuna di incontrare allenatori che stimolino e motivino e siano un esempio. La passione di quando sono piccoli non deve scemare con la crescita.
Non si corre per far soldi, ma per migliorarsi ogni volta, non è il calcio.
10. Come vedi il ruolo della donna nell’atletica ai giorni nostri?
Ritengo, che le donne siano chiamate a dimostrare sempre qualcosa di più rispetto all’uomo per guadagnarsi la stessa stima. L’atletica resta, secondo me, uno sport prettamente maschilista, anche se non mancano le figure di donne forti e vincenti. Ultimamente donne molte valide sono entrate nelle strutture organizzative. Anche sui campi di gara si trovano sempre di più figure femminili nei ruoli di allenatrici e giudici. Noi donne iniziamo a praticare sempre di più questo sport e ad amarlo.
La parità, secondo me, non è stata ancora raggiunta, ma la situazione sta migliorando notevolmente negli anni.
11. La tua gara più bella finora è stata…
Non saprei. Ogni gara è a sé. Fa vivere emozioni uniche che rimangono, talvolta indipendentemente dal tempo e dal risultato.
12. Qual è il tuo sogno podistico da realizzare?
Vorrei provare a correre agli europei master di Venezia nel 2019 e sentire l’emozione di indossare la maglia italiana e concludere il percorso formativo per diventare istruttrice di atletica leggera.